
Colorata, postmoderna, caotica e giovanile Berlino ha cambiato completamente volto nel giro di 15 anni. Dalla riunificazione, nel 1990, Berlino è riuscita a scrollarsi di dosso quella patina grigia di noia, freddo e immobilità che l'aveva contraddistinta durante tutto il periodo della guerra fredda: la città è piena di murales, graffiti, segni e disegni, come quello che vedete nella foto. A volte sono i poprietari degli immobili stessi che desiderano vedere le facciate posteriori o laterali degli edifici [dove non ci sono finestre o balconi] colorate. In questo modo i writers hanno la possibilità di esprimersi, il proprietario vedere un'"opera di abbellimento del proprio edificio" a costi ridotti. E la città ne acquista in colore. Ma non è solo questo. Anche una multinazionale come la nike ha lasciato colorare alcuni edifici per l'arrivo della nazionale carioca [che se n'è andata però battuta] nei quartieri orientali della capitale con il famoso "nike" slogan e l'altro, ahimè non prorpio corrispondente al vero, di "joga bonito". Le autorità cercano di prendere i graffittari o writers o artisti con lo spruzzo mettendo delle taglie, nelle metropolitane e con manifesti. L'altra sera ho visto nel metro un nuovo affisso della società che istiga alla denuncia dei graffittari e disegnatori: pagano 600 € se contribuisce con una tua informazione a beccare uno di questi. Ma la repressione delle autorità non riesce a fermare un fenomeno incontrastabile che coinvolge migliaia di ragazzi e ragazze in quasi tutti i quartieri delle della città, centrali o periferici, belli o brutti che che siano. Graffiti e street art sono a Berlino di casa già da 20 anni, prima nei quartieri multietnici di Kreuzberg e Neukölln e poi ad Est della capitale, a Pankow, Prenzlauer Berg e Lichtenberg.