Da qualche giorno è in numerose sale cinematografiche di Germania il film Neukölln Unlimited. Per chi non lo sappia Neukölln è un quartiere berlinese, di circa 300.000 abitanti, a Sud-Ovest di Berlino, con un alto tasso di immigrati e di giovani immigrati di seconda generazione. È anche il quartieri di Berlino considerato come il più problematico in termini di delinquenza e disoccupazione. Neukölln Unlimited è un film documentario con tanta musica, balli e tanti giovani protagonisti che racconta le difficolta di una famiglia proveniente dal Medio Oriente e la loro odissea nel difficile mondo della burocrazia tedesca. I tre giovani della famiglia Akkouch, combattono con tutti i mezzi legali per il loro diritto a rimanere prima che vengano respinti - nonostante abbiano studiano al liceo o si trovino in un percorso di formazione professionale - nel loro paese d'origine (il Libano). I tre cercano quindi di dimostrare alle autorità di potersi sostenere economicamente esibendosi nelle discipline che dominano al meglio: break-dance, canto, ballo. Il film è stato premiato anche alla Berlinale del 2010, nella sezione 'generazione 14plus' ed è un grande contributo filmico non solo ad un quartiere, martoriato dalla stampa e dalla politica locali e nazionali, ma è anche e soprattutto una documentazione piuttosto verosimile sulle difficoltà che molte famiglie extraeuropee hanno qui in Germania. Nello specifico la famiglia Akkuch deve far fronte ad uno status di residenti giuridicamente incerto, ancora dopo 18 anni di permanenza in Germania (per i giovani protagonisti del film la patria non è la Palestina ma Berlino-Neukölln). Non si tratta comunque di una celebrazione del corpo, della danza o peggio una celebrazione degli stereotipi alla Maria De Filippi; qui la situazione resta sempre molto seria perché i protagonisti rischiano davvero di essere rispediti in un paese che conoscono a malapena. Ottimo lavoro di tutto il team del film, (alla produzione, la Indi Film) ed in particolare dei due registi: Agostino Imondi e Ditmar Ratsch.