domenica 27 novembre 2011

Stage/tirocini/lavoro a Berlino: brutta faccenda

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Un interessante ed utile articolo è stato pubblicato sulla nota rivista inglese EXBERLINER sul tema tirocini/stage e lavoro a Berlino. L’articolo, in inglese, è interessante per molti italiani che si accingono a venire a Berlino, con l’idea di trovare un lavoro pagato degnamente. Infatti anche nella capitale tedesca purtroppo il lavoro pagato decentemente (per esempio secondo tariffe sindacali) scarseggia e soprattutto i giovani laureati tra i 25 e 35 anni, senza esperienze lavorative, si trovano ad affrontare problemi serissimi e quasi insormontabili per accedere a lavori stabili e pagati ‘nella norma’. L'articolo s’intitola Generation Praktikum: fact o fiction? (traduzione: generazione stage: fatto o finzione?) e fa una chiara disamina della situazione degli stagisti a Berlino, partendo con una breve ricostruzione di un dibattito esploso qui in Germania nel 2005. In quell’anno un noto settimanale, die Zeit, pubblicò un articolo-denuncia dal titolo Generation Proktikum (dove Praktikum sta per stage/tirocinio), in cui si denunciava l’utilizzo di Praktikanten (cioè stagisti) da parte delle imprese per risparmiare ed evitare di assumere personale a contratto. Le autorità reagirono con un'indagine sul tema che si concluse due anni dopo, affermando che il fenomeno non esisteva e che l’uso di stage e tirocini veniva considerato dai tirocinanti stessi, intervisti per la ricerca, come un utile strumento di apprendimento e di successiva stabilizzazione del rapporto di lavoro. Tutto bene allora? Niente affatto. La rivista anglofona EXBERLINER ha approfondito la lettura della ricerca che allora, nel 2007, fu realizzata e scoperto che gli intervistati avevano appena concluso gli studi. Dunque si chiede che cosa è successo a quelli che gli studi universitari li avevano già conclusi da anni? Sono stati stabilizzati, vengono pagati con tariffe sindacali? Niente affatto. E questo non lo dice l’amico disoccupato del bar sotto casa ma una persona come Rosmarie Schwartz-Jaroß, direttrice del carreer centre della più antica università berlinese, la Humboldt Universität. Secondo le sue testuali parole “la situazione a Berlino è particolarmente drastica” e “Berlino ha un numero eccezionale di studenti che, in particolare in discipline umanistiche e culturali, è pronto a lavorare a gratis per disperazione”. Il risultato di ciò è chiaro: le aziende offrono degli stage pagati poco o spesso niente perché sanno di poter contare su persone qualificate disponibili. Tutti in città sanno che la Berlinale per esempio, il celebre festival del cinema che si tiene ogni anno in città, va avanti grazie al lavoro svolto dagli stagisti (cambiati ogni anno con nuovo stagisti malpagati e successivamente non assunti). In molte altre imprese le cose non vanno diversamente. In città non si parla d’altro, la frustrazione è tanta, la precarietà pure e la locomotiva tedesca sembra essersi fermata, ma anche quando viaggiava bene molto lavoro veniva fatto da laureati e specializzati, a gratis o a due, trecento euro al mese. Non meraviglia il fatto che siano tanti i laureati delle numerose università berlinesi che vanno via, preferendo Stoccarda, Monaco o Amburgo, dove le professionalità sono, sembra, meglio riconosciute e giustamente remunerate. Molti stanno cominciando a prenderne coscienza, serebbe utile che anche gli altri, siano singole persone o movimenti (per esmepio Occupy che pure sta ricevendo grande attenzione mediatica) affinche la questione sia oltremodo tematizzata, per l'interesse di tutti e della città stessa.