sabato 30 giugno 2012

Retrospettiva per Alfredo Jaar fino a settembre

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La Neue Gesellschaft für bildende Kunst (NGBK) ha organizzato un’ampia retrospettiva dedicata all’artista cileno Alfredo Jaar (nato a Santiago del Cile nel 1956). La mostra dal titolo The Way It Is – Eine Ästetik des Widerstands (traduzione: così - una estetica della resistenza), si articola in tre sedi e sintetizza la vasta opera dell’artista, residente da anni a New York, ed attivo da oltre tre decenni. Le istituzioni coinvolte qui a Berlino sono la Berlinische Galerie, la Alte Nationalgalerie e la NGBK. La parola Widerstand (resistenza) contenuta nel titolo della retrospettiva berlinese di Jaar non è una scelta causale e nemmeno retorica. Alfredo Jaar intende infatti operare una resistenza contro chi ci domina e ci tiene in soggezione. Tra questi agenti che ci opprimono c’è -secondo lui - proprio il potere delle immagini. E lo fa sia in modo diretto, come la bella installazione della Berlinische Galerie, in cui da tre monitor posti uno accanto all’altro, si vedono ruandesi sopravvissuti al genocidio raccontare la propria tragedia mentre Bill Clinton cerca di spiegare di essere arrivato tardi per evitare la stessa tragedia nel paese africano. Il senso è quindi come è possibile che nel ventunesimo secolo vengono perpetrati ancora genocidi? Oppure sempre presso la Berlinische Galerie la lotta alla marea di immagini che quotidianamente ci opprimono è anche il tema di un’altra installazione del 2002 di Jaar, in cui il visitatore percorre un corridoio senza luce per essere poi alla fine del percorso abbagliato da una intensa luce bianca. L’impegno politico di Jaar si manifesta ancora più fortemente e forse più poeticamente quando si visita un altro pezzo di questa retrospettiva negli spazi della NGBK. A inizio anni Ottanta Jaar, nel suo paese natale, intervistava passanti sul tema della felicità. Chiedeva semplicemente se i cileni fossero felici. La stessa domande poteva essere letta su grandi manifesti diffusi da lui in città. berlino_mostre_estateTutto ciò mentre ancora la dittatura arrestava e faceva scomparire un sacco di gente, dissidente o meno. La parte più bella mostra forse è l'ultima, nella sala Liebermann della Alte Nationalgalerie. Si tratta dell’opera dal titolo 1+1+1, cioè di foto istallazione in cui si vedono 3 grandi foto di gambe di adulti e minori. A terra, nella sala, sono collocate delle cornici dorate, la prima da sinistra è vuota, la seconda piena di altri cornici sempre più piccole, la terza invece è vuota, anzi munita di una specchio, che finalmente ci fa vedere le gambe dei fotografati nella giusta posizione. Una metafora per dire che forse l’arte è anche uno strumento che ci spinge a confrontarci con la realtà ed a scorgerne l’ingiustizia e la violenza. La retrospettiva può essere visitata fina al 19 agosto 2012 per la parte allocata nella NGBK (che si trova nella Oranienburgerstrasse 25); fino al 17 settembre per la parte tenuta alla Berlinische Galerie e fino al 16 settembre per la parte allestita presso la Alte Nationalgalerie.