Da pochi giorni è stato dato il premio Nobel per la pace all’Europa e non poteva esserci occasione migliore per inaugurare una bella mostra dedicata all’arte europea dal 1945 ai giorni nostri. A farlo è stato un importante museo berlinese, il Deutsches Historisches Musuem con la rassegna dal titolo Verführung Freiheit (traduzione in italiano: “tentazione libertà”), che celebra la XXX mostra del consiglio di Europa, nei locali del celebre museo della storia tedesca e precisamente negli spazi della nuova costruzione del ‘Pei Bau’, a Berlino Mitte. Qualcuno si chiederà: come è possibile che un museo di storia, così attento sempre alle fonti, ai materiali di archivio, ai documenti, si dedichi ad una mostra d’arte? La domanda è certamente legittima, ma per risponderla è forse meglio passare subito al contenuto dei circa 1000 metri quadrati su cui è allestita l’interessante mostra. A questo proposito sarà opportuno considerare subito il titolo, che si sofferma sulla parola libertà. Ecco questo è il fine ultimo forse delle opere selezionate dai curatori e consulenti della mostra, i quali più che sottolineare le divisioni e le differenze tra i paesi europei, rappresentati dalle decine di artisti presenti, hanno preferito trovare un comun denominatore: l’anelito alla libertà. Il concetto è qui però da intendere in senso più ampio ed ingloba anche la democrazia, i diritti umani, l’uguaglianza; insomma gli ideali prima del rinascimento e poi della rivoluzione francese nei quali, almeno sulla carta, quasi tutti i paesi europei si riconoscono.
L'unità dell'Europa come esperienza di séVia gli steccati della guerra fredda e le divisioni tra paesi latini e nordici, occidentali ed orientali d’Europa, la mostra si articola in dodici sezioni che comprendono lavori di circa 100 opere, di 113 artisti provenienti da 28 paesi: da Fernand Léger a Hamilton Finlay, da Mario Merz, a Sabina Shikhlinskaya, da Carlfriedrich Claus al tedesco Gerhard Richter. Da vedere sono dipinti, foto, istallazioni e sculture di artisti che secondo le proprie sensibilità hanno declinato i valori di cui sopra trovando sintesi artistiche più o meno convincenti. Così per esempio la mostra si apre con la celebre installazione al neon dello scozzese Ian Hamilton Finlays ‘Je vous salue Marat’ che sottolinea l'ambivalenza, il terrore che segue la rivoluzione francese, un terrore che come un filo rosso si rivela in numerose altre opere qui esposte. Non solo quindi sentimenti diremmo positivi ma anche illusioni e disillusioni, paure e frustrazioni hanno accompagnato l’arte europea del dopoguerra. Il culmine della mostra è la penultima sezione in cui troviamo opere di notissimi artisti che hanno profondamente segnato la storia dell’arte degli ultimi sessanta anni di pax europea: Francis Bacon, Antonin Artaud, Maria Lassnig ed altri. Qui si evince un messaggio fondamentale, implicito e difficile da carpire, ma che ovunque nelle dodici sezioni in qualche modo in un altro traspare e cioè che la libertà è sempre la libertà del singolo Io che necessita di una spazio sufficiente per esprimersi. È questa la liberta, vogliono sottolineare queste opere, vuole sottolineare la scelta di queste 100 opere, la messa a disposizione di una spazio per fare esperienza di sé. XXX Europaratausstellung. Verführung Freiheit al Deutsches Historische Museum dal 17.10.2012 al 10.02.2013, Unter den Linden 2, Berlino.