venerdì 17 maggio 2013

La situazione occupazionele della Germania: cause


Con la crisi che attanaglia l’Italia e tutti gli altri paesi mediterranei sono aumentati anche in Italia i dibattiti e le discussioni sul modello sociale ed economico tedesco, sui perché della tenuta economica della Germania in un momento di crisi. Aumentate sono ovviamente le prese di posizione soprattutto contro l’Euro. Anche in Germania del resto, relativamente al tema della moneta unica, esistono dibattiti, addirittura è nato un partito (Alternative für Deutschland) che ha fatto della battaglia contro l’euro la sua bandiera. In questo sito abbiamo sempre cercato di focalizzare l’attenzione su Berlino, ma crediamo che sia venuto il momento di alzare lo sguardo e guardare all’intero sistema tedesco e demolire alcuni stereotipi e falsità che circolano in Italia. Il primo punto che ci preme sottolineare è la questione occupazionale. Rimandiamo la trattazione di altri aspetti importanti come la povertà e le tipologie di lavoro a prossimi post. La Repubblica Federale di Germania, seppure con differenze regionali grandi quasi come quelle che esistono tra una regione come la Lombardia e la Campania, si sta avvicinando alla piena occupazione. Ad aprile 2013 il tasso di disoccupazione era del 7,1%. La forbice regionale era rappresentata da un minimo, il 3,9% in Baviera e da un massimo, il 12,3 a Berlino, confermandosi questa città-regione come la campionessa della disoccupazione tedesca. Com’è possibile allora che la disoccupazione sia scesa di così tanto in Germania e da noi è aumentata? Secondo la vulgata, che si sente ovunque in Italia, la diminuzione della disoccupazione è un merito delle riforme adottate dal secondo governo rosso-verde, note come Agenda 2010, e che avrebbe reso il mercato del lavoro più efficiente e dato una spinta fortissima all’economia tedesca. Al di là delle argomentazioni poco convincenti, che hanno dato anche alcuni esponenti di sinistra in Italia,  le riforme del secondo governo Schröder non sono responsabili né della diminuzione della disoccupazione né della crescita dell’economia tedesca. Secondo uno studio della fondazione Hans Böckler, realizzato dai due esperti G. Horn e A. Herzog-Stein dell''Istituto per macroeconomia e ricerca sulla congiuntura' IMK, la tendenza alla diminuzione della disoccupazione è di lungo periodo e va osservata già negli anni precedenti le riforme schroderiane.  Una sentisi della ricerca può essere consultata qui. I due studiosi osservano che già a partire dal 1994 il numero di occupati comincia a crescere, ma mentre aumenta in numero assoluto, diminuisce la percentuale di occupati con contratti di lavoro dipendente ed aumenta la percentuale di lavoratori autonomi e lavoratori dipendenti atipici.
La cosa più importante è che – al di là delle riforme Schröder e al di là dell’introduzione dell’euro – dal 1994 al 2012 a parità del numero di ore lavorate in Germania sono aumentati i lavoratori! In altre parole a quantità uguale di lavoro da sbrigare vi è stata una platea molto più ampia di lavoratori che la svolge. Tutto ciò ha significato un aumento fortissimo di lavoro atipico e di lavoro svolto in settori occupazionali a retribuzione bassa (in tedesco Nidrieglohnbeschäftigung). Se proprio le riforme Harz IV di Schröder hanno avuto un ruolo nella situazione attuale allora si potrebbe affermare che esse hanno solo ottimizzato un sistema, nello specifico, esercitando pressione sui disoccupati percettori di trasferimenti monetari ad accettare lavori che precedentemente non erano obbligati ad accettare. Inoltre, osservano i due studiosi, ciò che ha permesso che la tendenza alla diminuzione del tasso di disoccupazione non si interrompesse neanche nell’anno della crisi, tra 2008 e 2009, è da attribuire a due fattori: 
Tendenza del lavoro interinale in Germania dal 1996 al 2011

1)  la possibilità che le imprese ottennero di usare l’orario ridotto (senza licenziare e senza troppo forti penalità in busta paga).
2) l’uso intenso di flessibilità interna, possibile grazie ad accordi tra i dirigenti delle imprese, soprattutto quelle più grandi, e i rappresentanti dei lavoratori (Betriebsräte). Questi due elementi permisero sia di evitare i licenziamenti e nel contempo permisero che le ore di lavoro non prestate durante la crisi potessero essere recuperate per far fronte ai picchi di domanda post crisi. Insomma Schröder con la situazione occupazionale della Germania di oggi c’entra poco.  

martedì 14 maggio 2013

Imran Qureshi alla KunstHalle (ex Guggenheim)

Dopo quindici anni è finita la fruttuosa collaborazione la Deutsche Bank e la fondazione americana Salomon Guggenheim. Chi ha visitato la città in questo periodo ha avuto modo probabilemte di passeggiare per il celebre viale Unter den Linden e forse visitare una delle numerose mostre che il ‘Guggenheim di Berlino’ proponeva. Da questo inizio 2013 negli stessi spazi è solo la Deutsche Bank che gestisce un prezioso immobile ed una nuova piattaforma artistico museale. La prima iniziativa della nuova KunstHalle, così si chiama ora il museo (o galleria), è stato un successo di pubblico. La KunstHalle aveva offerto a chi voleva, la possibilità di esibire le proprie opere (una per ciascun artista). Il Ciclo, intitolato ‘Macht Kunst’ (gioco di parole tra Macht=potere e Kunst=arte, ma anche Macht=fate e Kunst=arte) si è concluso dopo due sessioni di 24 ore, una l’otto e la successiva il 29 di aprile 2013. Vi hanno partecipato centinaia di artisti (sconosciuti, residenti a Berlino e non) e migliaia di visitatori. Un successo, masenz'altro anche un buon lavoro di pubbliche relazioni. La seconda iniziativa di KunstHalle, ovvero la seconda mostra, è invece dedicata ad un noto artista pachistano Imran Qureshi. La mostra è stata inaugurata il 14 di aprile e andrà avanti fino al quattro di agosto 2013. La Deutsche Bank ha premiato il proprio artista dell’anno, concedendogli ampi spazi (quattro mesi in mostra). Il quarantenne Qureshi è anche un affermato professore presso l’università di Lahore e nel frattempo conosciutissimo per aver saputo prendere spunto da una tradizione artistica locale, ed islamica, quella delle pitture in miniatura, aggiornandola e rendendola leggibile in occidente. Altri elementi tradizionali, come gli ornamenti dorati o floreali, o le forme ovali, sono parimenti presenti nelle sue opere, ma è innegabile che sia possibile leggervi anche una forte critica al suo paese, all’islamismo radicale (per esempio nelle raffigurazioni di giovani musulmani con la barbetta), alla corruzione dilagante del Pakistan, alle sciagure del terrorismo. In alcuni casi si comprende anche uno sguardo e delle riflessioni di Qureshi, che vanno oltre i confini del suo paese di origine riuscendo l’artista ad inglobare nella sua opera temi come la violenza, indubbiamente presente in tutti i paesi e società. La mostra di Kureshi contiene opere vecchie del pachistano ma anche nuove, che l’artista ha prodotto per la DB. La mostra così com’è si sposterà da agosto a Roma, al museo d’arte contemporanea. Imran Qureshi: Artist of the Year 2013. Fino al 4 agosto 2013 presso la KunstHalle, Unter den Linden 13-15. Tutti i giorni dalle 10 alle 20. Ingresso 4 €, ridotto 3 €. Il lunedì l’ingresso è gratuito.

mercoledì 8 maggio 2013

Migrazione italiana a Berlino: i dati di fine 2012


Oggi vogliamo presentare una statistica che riguardala migrazione a Berlino. Il dato in questione riguarda un tema che interessa molto e di cui si sta discutendo spesso nei grandi quotidiani, e non solo italiani: l’aumento della migrazione dal Sud Europa verso il Nord Europa. Anche Berlino in questo fenomeno non è un’eccezione, sebbene l’aumento registrato in città, pur consistente, non è straordinario. Nella tabella qui estrapolata da una pubblicazione dell’Amt für Statistik dell’otto febbraio 2013 leggiamo che a Berlino la presenza di stranieri è aumentata, ma in percentuali piuttosto diverse a seconda dei paesi di origine. Probabilmente a causa delle nuove norme entrate in vigore nei confronti di Bulgaria e Romania, è da questi paesi che si registrano gli aumenti più consistenti, rispettivamente del +23,9% e del +25,2%. Dalla Spagna l’aumento è davvero straordinario e raggiunge un +24,5 % rispetto all’anno precedente. L’Italia si posiziona in una zona intermedia facendo registrare un + 13,4% (dietro Lituania, Portogallo ed Ungheria, con oltre un +15%). Per quello che riguarda l’Italia in cifre assolute significa che al 31.12.2012 i connazionali residenti nella capitale tedesca erano 19771; esattamente un anno prima vi erano registrati 17441 (l’aumento rispetto all’anno precedente era stato del 10%). Scrivevamo che l’aumento ci sembra consistente ma non straordinario soprattutto se si considera che l’ufficio nazionale di statisica rileva che l’aumento di migranti italiani in Germania è ben più consistente e raggiunge addirittura il 40% (la notizia è stata riportata anche su un noto quotidiano italiano; per consultare l’articolo clicca qui). La discrepanza tra il dato berlinese col suo  +13,4% e il 40% di quello nazionale si spiega forse con la difficilissima situazione del mercato del lavoro berlinese (Berlino continua ad essere la città con il più alto tasso di disoccupati fra le grandi città tedesche. Per ulteriori informazioni su questo punto consulta questo articolo cliccando qui).

martedì 7 maggio 2013

L'area dedicata a Marx ed Engels: il M.-E.-Forum

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Anche se Karl Marx non era di Berlino, ma di Treviri, tuttavia nella capitale tedesca non sono rari i monumenti, le scritte o le statue dedicate al padre del comunismo e redattore, insieme con Friedrich Engels, del Manifesto del partito comunista. Grazie alla DDR, nei quartieri orientali della città e soprattutto a Mitte, quindi in pieno centro, è possibile scorgere alcuni monumenti a loro dedicati e degni di segnalazione. In particolare risultano molto apprezzate le statue del Karl Marx e Friedrich Engels, situate nella Alexanderplatz, in un’area chiamata Marx-Engels Forum. I visitatori di Berlino, nel percorrere l’asse Est-Ovest da Alexanderplatz alla nota Porta di Brandeburgo, amano farsi fotografare accanto o sulle ginocchia di Marx.

Marx ed Engels spostati per fare posto ai lavori

Il Forum è stato inaugurato nel lontano 1986 dalle autorità della DDR, quando la Repubblica democratica tedesca sembrava potesse esistere per sempre, anche se la progettazione in senso socialista per quell’area iniziò già a fine anni ‘40. La creazione del forum aveva una connotazione fortemente ideologica: con essa la DDR rendeva omaggio ai massimi filosofi del socialismo, dedicando loro un ampio spazio al centro di Berlino (Est), allora capitale della DDR. Il complesso monumentale, prima di essere spostato dalla sua posizione originale per fa spazio ai lavori della nuova linea della metropolita (la U5), occupava un'area prominente della Alexanderplatz, chiaramente visibile dalla torre della televisione come da questa immagine, ma non proprio spettacolare per chi percorreva i due assi viari che incorniciavano il monumento.
berlino_monumentiDopo il recente spostamento, in uno spazio più ristretto ma comunque in estrema prossimità all’area originaria, vi sono stati degli attacchi da parte del ministro dei trasporti tedesco Peter Ramsauer (della CDU) miranti ad una rimozione definitiva del forum. È ovvio che la rimozione non avverrà, anche perché è una faccenda di competenza delle autorità regionali, cioè della città di Berlino, e non del governo federale. Si tratta in definitiva di una boutade, mossa da chiari interessi ideologici e che nulla ha a che vedere con la geografia monumentale e la memoria storica della città. Ad ogni modo nella versione originale, bella e poco spettacolare, il Marx-Engels-Forum risulta essere costituito da una superficie avente un raggio di 30 metri, con al centro le due sculture (opera di Ludwig Engelhardt). A breve distanza 4 gruppi di doppie stele di bronzo, opera di Peter Voigt e Arno Fischer, su cui sono incise delle foto che rappresentano il movimento operaio della DDR. Chiudono l’ensemble due rilievi in bronzo dal titolo ‘Dignità e bellezza degli uomini liberi’, opera di Margret Middell. La posizione attuale del forum, nascosta tra alti alberi, non permette un apprezzamento integrale dell’opera pur continuando a rimanere un’attrazione molto gradita dai turisti soprattutto nelle miti giornate estive. Il Karl-Marx-Forum si trova attualmente all’angolo tra Karl-Liebknecht-Str. e Spreeufer.

domenica 14 aprile 2013

Alternative für Deutschland: la destra che avanza

Mentre gli italiani sono abituati alla nascita (e alla morte) di nuovi partiti, in Germania questo fenomeno è meno comune. In media forse ogni otto anni in Germania nasce un nuovo partito che poi riesce a superare la soglia di sbarramento del 5% e restare per almeno una legislatura al Bundestag. Oggi, il primo vero giorno di primavera a Berlino, è uno di quei giorni. Il partito Alternative für Deutschland (abbreviato con l’acronimo AfD) ha oggi concluso il proprio parto. Alla presenza dei 1500 membri del partito che hanno votato (acclamato) il presidente (nella loro tassonomia ‘Vorstandssprecher’, tradotto: portavoce della presidenza) il professore di economia Bernhard Lucke. Da mesi si parlava di questo movimento, i media tedeschi se ne erano un po’ interessati, i politici nazionali, soprattutto quello conservatori (CDU della cancelliera Angela Merkel) e liberali (FDP) avevano fatto finta di non vedere. Oggi però avranno sicuramente letto qualche dispaccio con la speranza che alla nascita di Alternative für Deutschland qualcosa andasse storto. È stato proprio il contrario. La risonanza è stata enorme e la liturgia partitica si è dispiegata senza intoppi. Il partito è stato generato. Ma cosa propone questo nuovo partito, cosa vuole AfD? Il messaggio è chiaro: un’uscita ordinata dall’euro. Il loro programma non è molto complicato, né variegato, ma sicuramente molto chiaro: la Germania non ha bisogno dell’euro e la stessa moneta arreca danni alle altre economie del paesi dell’euro (che carini!). AfD propone modifiche ai trattati europei affinché ogni paese possa decidere in piena autonomia sulle questione monetarie. AfD propone che i fondi salva stati siano soppressi e che soprattutto le banche siano chiamate ad appianare i debiti e non i contribuenti. Il messaggio insomma è chiaro e noi italiani ne abbiamo avuti di partiti che hanno chiesto l’uscita dall’euro (Lega Nord, Tremonti, l’ultimo Berlusconi, M5S/Beppe Grillo), ma in Germania è una vera novità. Le malelingue di sinistra dicono che il candidato socialdemocratico (Peer Steinbruck) alla cancellerie, nelle prossime elezioni politiche di settembre 2013, si potrebbe salvare in zona Cesarini, perché AfD porterebbe via più del 5% di voti alla CDU che non avrebbe poi i numeri sufficienti per governare.  Ma al di là di queste speculazioni AfD sembra coprire un segmento di richieste che da anni anche in Germania si leva quotidianamente  contro la politica dei partiti, soprattutto sui grandi quotidiani nazionali come FAZ, ma anche die Welt e la stampa di A. Springer; oltre la forte insoddisfazione della politica di Angela Markel, non solo per i noti motivi economici come la questione del finanziamento dei paesi Sud europei, i temi che assillano molti cittadini tedeschi sono i lacci e lacciuoli che il sistema europeo rappresenta per la Germania. Chi sostiene AfD pensa anche che la Germania debba finalmente dedicarsi al ‘suo popolo’ (Volk), che debba smetterla con la politically correctness (che sembrerebbe contraddistinguere la cancelliera) e che la Repubblica Federale di Germania debba essere più severa in materia di integrazione. Da sinistra AfD viene visto come partito populista che approfitta della crisi dell’euro per creare consenso ed illudere i cittadini. La questione è sicuramente più complessa e come al solito, anche in Germania, i partiti fanno finta di non vedere, per non occuparsi di una questione – come quella della legittimità delle decisioni prese dal governo in materia di finanza – che interessa tutti i cittadini.  AfD, cui aderiscono tanti intellettuali, soprattutto professori universitari, sembra più un movimento di destra, addirittura alla destra di FDP e di CDU, ma ha attirato l’attenzione di tanti socialdemocratici e verdi delusi dai propri partiti di origine. La prima piccola sfida per AfD è raccogliere 2000 firme in ciascuna delle regioni tedesche per essere ammessa alle elezioni politiche di settembre. È quasi sicuro che ci riuscirà. Se riuscirà a superare il 5% di sbarramento a livello nazionale è tutta un’altra storia. 

martedì 2 aprile 2013

Googleartproject: due importanti musei di Berlino

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Google ha messo online, dal primo Febbraio 2011, un nuovo servizio: il googleartproject. Si tratta di un sito web www.googleartproject.com attraverso il quale l’utente può visitare alcuni dei più importanti musei del mondo. La lista contiene attualmente una dozzina di istituzioni, ma sicuramente il numero è destinato a crescere. Tra i musei più famosi vi sono il MoMa di New York e l’Ermitage di San Pietroburgo. Per fortuna però ci sono però anche due tra i più importanti musei berlinesi: la Alte Nationalgalerie ed il Gemäldegalerie. Entrambi possono essere ora visitati virtualmenze grazie a Google. La qualità delle immagini è davvero mozzafiato. Molti di noi avranno sicuramente in passato utilizzato siti di navigazione museale e ricorderanno la frustrazione provata nello scroprire di non poter zoomare o andare oltre certi limiti. Con googleartproject tutto ciò non succede;  la navigazione è molto fluida, e ciascuna opera può essere ammirata  osservata nei dettagli grazie alla qualità delle immagini messe a disposizione e grazie a sintesi informative, oltre la utilissima  funzione di zoom. Inoltre ciascuna opera può essere contestualizzata attraverso ad un pannello informativo riassuntivo che, a sinistra dello schermo, può essere rapidamente visualizzato. La qualità delle immagini lascia davvero senza parole. L'importanza dei due musei nel panorama museale tedesco e mondiale è fuori discussione. Molto famosa è la Alte Nationalgalerie per la sua posizione centralissima nella Berlino sette ed ottocentesca, ma non da meno sono la qualità e la quantità delle opere contenute alla Gemäldegalerie. Quest'ultima è una struttura degli anni '60, inserita nel Kulturforum, ed ospita rappresentanti di primo piano dell'arte europea dal '400 al '700. Per i turisti italiani a Berlino la visita alla Gemäldegalerie è sempre un motivo di sorpresa e orgoglio (e per alcuni anche un po' di rabbia) vedere qui esposte importanti opere di artisti quali Tinoretto, Mantegna, Giotto, Veneziano, Antonella da Messina. Inutile dire che una visita in persone dei due musei rappresenta un obbligo per qualsiasi visitatore che resta in città anche solo 3 giorni, ma almeno ora chi non riesce a farlo fisicamante potrà farlo almeno online.

domenica 17 marzo 2013

Il museo tedesco-russo di Karlshorst a Berlino

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Nel corso del XX socolo i rapporti tra Germania e Russia/Unione Sovietica sono stati molto travagliati, intensi e distruttivi. In questi rapporti tra i due paesi la città di Berlino ne è stata, più di ogni altra città tedesca, sempre al centro. Il museo russo-tedesco di Karlshorst, Deustch-Russisches Museum Berlino-Karlshorst, nella parte sudorientale di Berlino, si pone come luogo di memoria e documentazione di questi rapporti (1917-1990). Si trova a Karlshorst, la località dove i due nemici, III Reich ed Unione Sovietica, siglarono la capitolazione della Germania nazista l'otto maggio del 1945. Il museo è stato inaugurato in occasione del cinquantesimo anniversario della fine della seconda guerra mondiale nel 1995, ed è finanziato congiuntamente dalla Repubblica Federale di Germania e dalla Federazione Russa. L’idea di dare vita al museo è nata in seguito alla riunificazione tedesca del 1990 ed in concomitanza con il ritiro delle truppe sovietiche dal territorio della ormai liquidata DDR (Deutsche Demokratische Republik). Il museo offre un viaggio unico ed affascinante nella storia europea del secolo da poco conclusosi: in particolare si possono apprezzare il vasto materiale iconografico, video, manifesti di propaganda, documenti originali. Anche i luoghi in sé meriterebbero da soli una visita a parte. La mostra permanente si articoli in cinque sezioni, ordinate cronologicamente, a partire dal 1917 (anno della rivoluzione sovietica) fino alla riunificazione tedesca (1990). Il cuore della mostra comunque sono gli anni della seconda guerra e quelli immediatamente successivi alla capitolazione tedesca. Le sale del museo sono allocate nei locali del casinò della ex scuola di spionaggio della Wehrmacht. Qui infatti, dopo la fine della guerra, prese posto l’amministrazione sovietica della Germania Est, che aveva in mano tutto il territorio della nascitura DDR (1945-1949). Il museo può essere visitato tutti i giorni tranne il lunedì, gratuitamente, dalle 10 alle 6. Sito web: museum-karlshorst.de/de

martedì 5 marzo 2013

Volo easyjet cancellato? Chidete l'indennizzo

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Abbiamo ricevuto alcune segnalazioni da parte di lettori della nostra guida MyBerlino.com relative a disservizi della Easyjet. Si tratta di passeggeri italiani in partenza da Berlino o per Berlino cui, senza preavviso, è stato annullato il volo. Visto che non è la prima volta che ciò accade abbiamo deciso di occuparci della questione, nei limiti delle nostre competenze, fornendo qualche utile consiglio. Quest’articolo si occupa solo di Easyjet, nel caso in cui tale vettore non espleta il volo senza preavviso, o lo ritarda oltre le tre ore. Vediamo come comportarsi attraverso un esempio. La coppia Anna e Mario arriva due ore prima del volo all’aeroporto di Berlino-Schönelfeld. Si stanno recando al check-in quando leggono sullo schermo che il volo per Roma è stato cancellato. Alla domanda del perché il volo sia stata cancellato non viene data spiegazione da parte dell’impiegata della Easyjet, che continua a imbarcare gente per il volo per Ibiza, pronto per la partenza. Intanto Mario e Anna notano che si sta formando una fila di persone, evidentemente innervosite, di fronte al punto a cui normalmente si viene mandati per pagare il sovraccarico del bagaglio. Qui un’impiagata della easyjet spiega – bisogna mettersi in fila ed aspettare il proprio turno – qual è il prossimo volo disponibile per Roma. È Sabato ed il primo volo disponibile è previsto per Martedì. Mario e Anna chiedono se possono volare almeno su Napoli; ma il primo volo disponibile è previsto solo per Giovedì. Quelli precedenti sono già pieni. Passa un’ora. Un addetto alla sicurezza distribuisce ai malcapitati, ancora ignari del perché il volo sia stato cancellato, degli stampati di cui riportiamo uno stralcio e che permettono di inquadrare almeno giuridicamente una serie di questioni. Si tratta del regolamento 261/2004 dal titolo Norme di indennizzo e assistenza in caso di imbarco negato, cancellazioni del volo o ritardi prolungati. Non possiamo riportare in copia il documento intero perché è lunghissimo. Riportiamo però uno stralcio che ci sembra molto utile: il diritto all’indennizzo. Almeno a livello formale tale possibilità è contemplata. Quando si può chiederlo? Come hanno fatto Anna e Mario, bisogna subito desistere dal contattare Easyjet e sperare che essi, di propria volontà, indennizzino. M. & A. hanno chiesto l’indennizzo alla sede legale di easyjet in Germania, senza passare per il famigerato Customer Support di Londra. Essi si erano precedentemente informati attraverso letture di esperienze dirette pubblicate in forum tedeschi. Meglio giocare d'anticipo: poiché infatti il loro volo era stato cancellato senza preavviso e poiché – come recita il regolamento - Easyjet non è stata in grado di dimostrare che la cancellazione era dovuta a circostanze straordinarie che non si sarebbero potuto evitare neanche con l’adozione delle opportune misure……Mario e Anna hanno potuto chiedere un indennizzo di 250 € cadauno e, nella denuncia contro il responsabile legale della Easyjet Germania, hanno chiesto anche il rimborso del taxi dall’aeroporto all’ostello ed il rimborso del pernottamento in città. Va da sé che il biglietto Easyjet, pagato con carta di credito, è stato rimborsato dopo 6 giorni. L’avvocato cui Mario e Anna hanno affidato il caso, ha detto loro che Easyjet molto probabilmente pagherà l’indennizzo ma non il costo del taxi né l’ostello. Questo perché il regolamento prevede che la sistemazione in hotel ed il trasferimento vengano gestiti da Easyjet stessa. Comunque staremo a vedere, i due ci hanno promesso che ci terranno informati sugli sviluppi. Ma cosa succede quando i passeggeri sono residenti in Italia? Qui ci dobbiamo aiutare con altre informazioni che troviamo in rete. Informazioni scarse, ma molto utili. Il documento più utile sembra essere quello del sito Salvaviaggio, da cui estrapoliamo un passaggio ...Easy jet in Italia ha solo una rappresentanza legale (sede secondaria) in uno studio di commercialisti in Milano in Via Fernanda Wittgens, 3C/o Revistudio, 20123, in cui Easyjet non possiede beni. Questa informazione è confermata da un altro sito web, forse di proprietà della Easyjet stessa, in cui si legge che La società EasyJet ha rappresentanza in Italia, con sede legale in Milano, via Fernanda Wittgens 3; rap-presentante legale è il dott. Giuseppe Bonetti, domiciliato presso la suddetta sede. Rimandiamo invece, per le questioni relative al rimborso del biglietto di voli non effettuati, alle utili informazioni di questo forum. Chi vuole denunciare e portare di fronte ad un giudice italiano la Easyjet può trovare utile il sopracitato documento sul sito Salvaviaggio. Consigliamo comunque di provare a denunciare Easyjet anche presso il giudice tedesco o inglese. Da parte nostra proveremo a mettere a breve online una copia della denuncia scritta in tedesco, che può essere utilizzata inserendo solo date, cognomi e numero del volo cancellato. Stando ai forum tedeschi, la sede legale della Easyjet in Germania è proprio a Berlino (EasyJet Airline Company Limited, Deutsche Niederlassung, vertreten durch den Regionalgeschäftsführer Herrn Thomas Haagensen, Flughafen Berlin-Schönefeld, 12529 Berlin) e si comporta in questo modo. Esempio: il passeggero XY, tramite legale o anche senza legale, scrive una denuncia e la deposita presso il tribunale di Berlino competente territorialmente (Amtsgericht Königs Wusterhausen, Schloßplatz 4, 15711 Königs Wusterhausen); la denuncia può essere inviata dall’Italia anche con raccomandata con ricevuta di ritorno). Da qui il tribunale, ricevuta la denuncia, scrive al rappresentante legale della Easyjet chiedendogli se vuole conciliare con l'incognita dei costi, ed evitare quindi una seduta in tribunale, o meno. Nella maggior parte dei casi Easyjet a questo punto si muove risarcendo il passeggero, secondo il regolamento 261/2004. Aggiornamento al luglio 2012: Easyjet ha indennizzato già numerosi passeggeri cui era stato cancellato il volo senza preavviso. Il risarcimento ha avuto luogo solo dopo il deposito della denuncia, trasemssa al tribunale di Königs Wusterhausen. I contatti tenuti con il servizio clienti della  Easyjet non sono serviti a nulla. 

sabato 23 febbraio 2013

M. Kippenberger all'Hamburger Bahnhof Museum

Martin Kippenberger è stato una meteora nel panorama dell’arte contemporanea tedesca della seconda metà del XX secolo. La sua scomparsa prematura nel 1997 ha privato Berlino la Germania ed (il mondo) di uno dei suoi artistici più promettenti. Una mostra, visitabile fino al 18 agosto 2013, permette ora di avvicinarsi e conoscere questo poliedrico e inventivo artista, che amava mischiare i generi e provocare continuamente. Nel 2013 Kippenberger avrebbe compiuto sessanta anni e il museo Hamburger Bahnhof di Berlino ne omaggia, giustamente, la copiosa opera. Il titolo della rassegna è Martin Kippenberger. Sehr gut | Very good e mette in mostra 300 opere dell’artista di Dortmund, su una superficie di tremila metri quadrati: sculture, dipinti, video, film, libri e dischi privati. Non si tratta infatti di una retrospettiva, ma di un tentativo di portare alla luce e al grande pubblico la vita artistica e privata di  Martin. Infatti le due non possono in alcun modo essere distinte. Martin Kippenberger è sempre stato uno che amava mettere in scena se stesso. Faceva ampio uso di droghe, aveva vissuto in comune, era un provocatore, un buon oratore. Egli stesso si definiva un esibizionista artista e gli anni berlinesi (1978-1981) sono un esempio delle suo poliedricità. Nell’allora Berlino Ovest, divisa dal muro, Kippenberger riuscì ad essere quasi contemporaneamente musicista (della band ‘Luxus’), attore, fondatore e gestore del noto SO36 a Kreuzberg, oltre che ovviamente pittore. Le sue opere sono ormai vendute per controvalori di milioni di euro. Da circa una quindicina di anni i collezionisti ed i musei mondiali cercano di acquistare le su opere. Questa mostra di Berlino cerca però di far conoscere l’uomo, le sue debolezze e anche la sua malattia che lo porterà a morire a 44 anni. Martin Kippenberger. Sehr gut | Very good. Presso l’Hamburger Bahnhof – Museum für Gegenwart, Invalidenstraße 50-51. La fermata della metropolitana più vicina è Naturkundemuseum oppure la stazione centrale Hauptbahnhof/stazione centrale.

martedì 19 febbraio 2013

Il nuovo odioso canone radiotelevisivo tedesco

Era stata annunciata, ma finché non hanno cominciato a prelevare i soldi dal conto corrente nessuno ci voleva credere. Da oggi però è un’amara realtà: 17,98 € al mese per tutto l’anno, per tutti gli anni. La tassa, obbligatoria, senza se e senza ma, costerà ogni anno, per ogni appartamento, a Berlino come a Monaco, a Stoccarda come ad Amburgo, 215,16 €. L’ente responsabile della riscossione del canone radiotelevisivo, il famigerato GEZ, si è dato anche un nuovo aspetto con ‘simpatici’ disegni che dovrebbero aiutare l’utente a capire come fare….a non pagare: ma non c’è proprio niente da fare, nessuna via d'uscita. Chiunque abbia un appartamento, una casa, un'impresa, un ufficio, deve pagare il canone rediotelevisivo. Fino al 31 dicembre 2012 si poteva evitare di pagarlo, dichiarando di non possedere un televisore; oppure si poteva pagare solo il canone di ascolto della radio (Deutschlandfunk: circa 6 € al mese) dietro apposita dichiarazione.  Ma dall’inizio del 2013 non si scappa: è una tassa (il GEZ lo chiama un contributo giusto, in tedesco ‘ein fairer Beitrag’) ingiusta. L’amministrazione della città Colonia, la quarta città tedesca per dimensioni, ha dichiarato di non voler pagare il canone. Con l’entrata in vigore del nuovo regolamento da parte dell’autorità GEZ, sarebbero decine le migliaia gli euro in più che Colonia dovrebbe pagare. Al momento i due enti sono in trattativa, forse, come al solito in Germania, si troverà una soluzione di compromesso per tutti quegli enti, autorità, uffici pubblici e ministeri che devono comunque pagare l’odiosa tassa radiotelevisiva. Difficile invece si prospetta la situazione per i privati cittadini e le famiglie. L’unica eccezione prevista dal GEZ per evitare di pagare l’importo al 100% è essere diversamente abili, essere percettori di prestazioni sociali o trovarsi in una grave situazione di degenza (Härtefälle). Il resto, diciamo il 90% dei nuclei paga. Il 25 gennaio 2013, il noto quotidiano liberal-moderato (più moderato che liberale) FAZ ha pubblicato un articoloin cui si legge che secondo un noto esperto di diritto costituzionale il nuovo ‘contributo radiotelevisivo’ è incostituzionale. Lo studio, commissionato al costituzionalista di Lipsia Christoph Degenhart, da una serie di imprese, associazioni, città e comuni, arriva alla conclusione per cui la tassa viola l’articolo 2 e 3 della costituzione tedesca. Per il momento si tratta solo di una base da cui partire per iniziare una class action o comunque un’azione legale fino alla corte costituzionale ed eventualmente di Strasburgo, per ristabilire un equilibrio e ritornare allo stato del 2012. E intanto la GEZ incassa. Chi era già nella loro banca dati e pagava ogni tre mese continuerà a farlo. Per questi non è cambiato nulla. Chi invece, come per esempio appassionati di radio o gente che ripudia la televisione ma ascolta la radio e che pagava il contributo di 6 € mensili, risultava nella banca dati del GEZ, pagherà adesso quasi 18 € mensili, senza che nessuno abbia mai preavvisato o chiesto un’autorizzazione di addebito. Chi invece non risulta(va) nella banca dati del GEZ perché non ha mai pagato alcun canone, vedrà nel corso dell’anno probabili azioni di ‘convincimento’ a pagare il canone. È una brutta tassa, iniqua e generalizzata, che non tiene conto della ricchezza reale del nucleo familiare, del reddito, del tipo di casa o del numero di persone che vi abitano. Mentre infatti per le imprese l’ammontare viene definito in base al numero di occupati non vi è nessuno sconto per le famiglie con numerosi figli a carico o con reddito basso. Per esempio un facoltoso medico con un solo figlio paga come una parrucchiera con due figlie a carico. Il legislatore deve intervenire; speriamo che lo faccia presto. Si prevede un’ondata di cause.