Era stata annunciata, ma finché non hanno cominciato a prelevare i soldi dal conto corrente nessuno ci voleva credere. Da oggi però è un’amara realtà: 17,98 € al mese per tutto l’anno, per tutti gli anni. La tassa, obbligatoria, senza se e senza ma, costerà ogni anno, per ogni appartamento, a Berlino come a Monaco, a Stoccarda come ad Amburgo, 215,16 €. L’ente responsabile della riscossione del canone radiotelevisivo, il famigerato GEZ, si è dato anche un nuovo aspetto con ‘simpatici’ disegni che dovrebbero aiutare l’utente a capire come fare….a non pagare: ma non c’è proprio niente da fare, nessuna via d'uscita. Chiunque abbia un appartamento, una casa, un'impresa, un ufficio, deve pagare il canone rediotelevisivo. Fino al 31 dicembre 2012 si poteva evitare di pagarlo, dichiarando di non possedere un televisore; oppure si poteva pagare solo il canone di ascolto della radio (Deutschlandfunk: circa 6 € al mese) dietro apposita dichiarazione. Ma dall’inizio del 2013 non si scappa: è una tassa (il GEZ lo chiama un contributo giusto, in tedesco ‘ein fairer Beitrag’) ingiusta. L’amministrazione della città Colonia, la quarta città tedesca per dimensioni, ha dichiarato di non voler pagare il canone. Con l’entrata in vigore del nuovo regolamento da parte dell’autorità GEZ, sarebbero decine le migliaia gli euro in più che Colonia dovrebbe pagare. Al momento i due enti sono in trattativa, forse, come al solito in Germania, si troverà una soluzione di compromesso per tutti quegli enti, autorità, uffici pubblici e ministeri che devono comunque pagare l’odiosa tassa radiotelevisiva. Difficile invece si prospetta la situazione per i privati cittadini e le famiglie. L’unica eccezione prevista dal GEZ per evitare di pagare l’importo al 100% è essere diversamente abili, essere percettori di prestazioni sociali o trovarsi in una grave situazione di degenza (Härtefälle). Il resto, diciamo il 90% dei nuclei paga. Il 25 gennaio 2013, il noto quotidiano liberal-moderato (più moderato che liberale) FAZ ha pubblicato un articoloin cui si legge che secondo un noto esperto di diritto costituzionale il nuovo ‘contributo radiotelevisivo’ è incostituzionale. Lo studio, commissionato al costituzionalista di Lipsia Christoph Degenhart, da una serie di imprese, associazioni, città e comuni, arriva alla conclusione per cui la tassa viola l’articolo 2 e 3 della costituzione tedesca. Per il momento si tratta solo di una base da cui partire per iniziare una class action o comunque un’azione legale fino alla corte costituzionale ed eventualmente di Strasburgo, per ristabilire un equilibrio e ritornare allo stato del 2012. E intanto la GEZ incassa. Chi era già nella loro banca dati e pagava ogni tre mese continuerà a farlo. Per questi non è cambiato nulla. Chi invece, come per esempio appassionati di radio o gente che ripudia la televisione ma ascolta la radio e che pagava il contributo di 6 € mensili, risultava nella banca dati del GEZ, pagherà adesso quasi 18 € mensili, senza che nessuno abbia mai preavvisato o chiesto un’autorizzazione di addebito. Chi invece non risulta(va) nella banca dati del GEZ perché non ha mai pagato alcun canone, vedrà nel corso dell’anno probabili azioni di ‘convincimento’ a pagare il canone. È una brutta tassa, iniqua e generalizzata, che non tiene conto della ricchezza reale del nucleo familiare, del reddito, del tipo di casa o del numero di persone che vi abitano. Mentre infatti per le imprese l’ammontare viene definito in base al numero di occupati non vi è nessuno sconto per le famiglie con numerosi figli a carico o con reddito basso. Per esempio un facoltoso medico con un solo figlio paga come una parrucchiera con due figlie a carico. Il legislatore deve intervenire; speriamo che lo faccia presto. Si prevede un’ondata di cause.