Mentre gli italiani sono abituati alla nascita (e alla morte) di nuovi partiti, in Germania questo fenomeno è meno comune. In media forse ogni otto anni in Germania nasce un nuovo partito che poi riesce a superare la soglia di sbarramento del 5% e restare per almeno una legislatura al Bundestag. Oggi, il primo vero giorno di primavera a Berlino, è uno di quei giorni. Il partito Alternative für Deutschland (abbreviato con l’acronimo AfD) ha oggi concluso il proprio parto. Alla presenza dei 1500 membri del partito che hanno votato (acclamato) il presidente (nella loro tassonomia ‘Vorstandssprecher’, tradotto: portavoce della presidenza) il professore di economia Bernhard Lucke. Da mesi si parlava di questo movimento, i media tedeschi se ne erano un po’ interessati, i politici nazionali, soprattutto quello conservatori (CDU della cancelliera Angela Merkel) e liberali (FDP) avevano fatto finta di non vedere. Oggi però avranno sicuramente letto qualche dispaccio con la speranza che alla nascita di Alternative für Deutschland qualcosa andasse storto. È stato proprio il contrario. La risonanza è stata enorme e la liturgia partitica si è dispiegata senza intoppi. Il partito è stato generato. Ma cosa propone questo nuovo partito, cosa vuole AfD? Il messaggio è chiaro: un’uscita ordinata dall’euro. Il loro programma non è molto complicato, né variegato, ma sicuramente molto chiaro: la Germania non ha bisogno dell’euro e la stessa moneta arreca danni alle altre economie del paesi dell’euro (che carini!). AfD propone modifiche ai trattati europei affinché ogni paese possa decidere in piena autonomia sulle questione monetarie. AfD propone che i fondi salva stati siano soppressi e che soprattutto le banche siano chiamate ad appianare i debiti e non i contribuenti. Il messaggio insomma è chiaro e noi italiani ne abbiamo avuti di partiti che hanno chiesto l’uscita dall’euro (Lega Nord, Tremonti, l’ultimo Berlusconi, M5S/Beppe Grillo), ma in Germania è una vera novità. Le malelingue di sinistra dicono che il candidato socialdemocratico (Peer Steinbruck) alla cancellerie, nelle prossime elezioni politiche di settembre 2013, si potrebbe salvare in zona Cesarini, perché AfD porterebbe via più del 5% di voti alla CDU che non avrebbe poi i numeri sufficienti per governare. Ma al di là di queste speculazioni AfD sembra coprire un segmento di richieste che da anni anche in Germania si leva quotidianamente contro la politica dei partiti, soprattutto sui grandi quotidiani nazionali come FAZ, ma anche die Welt e la stampa di A. Springer; oltre la forte insoddisfazione della politica di Angela Markel, non solo per i noti motivi economici come la questione del finanziamento dei paesi Sud europei, i temi che assillano molti cittadini tedeschi sono i lacci e lacciuoli che il sistema europeo rappresenta per la Germania. Chi sostiene AfD pensa anche che la Germania debba finalmente dedicarsi al ‘suo popolo’ (Volk), che debba smetterla con la politically correctness (che sembrerebbe contraddistinguere la cancelliera) e che la Repubblica Federale di Germania debba essere più severa in materia di integrazione. Da sinistra AfD viene visto come partito populista che approfitta della crisi dell’euro per creare consenso ed illudere i cittadini. La questione è sicuramente più complessa e come al solito, anche in Germania, i partiti fanno finta di non vedere, per non occuparsi di una questione – come quella della legittimità delle decisioni prese dal governo in materia di finanza – che interessa tutti i cittadini. AfD, cui aderiscono tanti intellettuali, soprattutto professori universitari, sembra più un movimento di destra, addirittura alla destra di FDP e di CDU, ma ha attirato l’attenzione di tanti socialdemocratici e verdi delusi dai propri partiti di origine. La prima piccola sfida per AfD è raccogliere 2000 firme in ciascuna delle regioni tedesche per essere ammessa alle elezioni politiche di settembre. È quasi sicuro che ci riuscirà. Se riuscirà a superare il 5% di sbarramento a livello nazionale è tutta un’altra storia.