domenica 22 gennaio 2012

Un film su ragazze neonaziste: 'Die Kriegerin'

Chissá se arriverà anche in Italia ‚Die Kriegerin‘, un film sulla scena neonazista, ambientato non troppo lontano da Berlino, (nella regione del Brandeburgo?). Die Kriegerin, in inglese il titolo cambia in Combat Girls, è apparso in un periodo molto delicato per le istituzioni e la politica in Germania, alle prese con i fallimenti registrati nella lotta, prevenzione e repressione del fenomeno neonazista, dopo le rivelazioni dei cosiddetti 'delitti del kebab'. Il film, opera prima del giovane regista David Wnendt, è uscito da poco nelle sale qui a Berlino e sta ricevendo una certa risonanza. Il film ci racconta la storia di Marisa, ventenne, residente in una regione dell’Est della Germania. La peculiarità di questa ragazza, interpretata dalla bravissima Alina Levshin, è l’essere un’attivista della scena neonazista. Questo suo attivismo si manifesta nelle numerose aggressioni ai danni di malcapitati stranieri, che la incrociano in strada, mentre lei al volante, sui treni regionali o altrove. Marisa ha una vita triste, il fidanzato è in galera, vive con la sola madre. L’unico contatto che apprezza e di cui si fida è il nonno malato, un camerata nazista che tanto ha contribuito a rendere la ragazza una guerriera (Kriegerin in tedesca significo guerriera) per la causa della nazione germanica. Ma il film racconta anche il parallelo allontanamento della giovane Marisa dalla scena neonazista (che avviene però senza che una motivazione comprensibile), fino all’azione da parte della protagonista in favore di un profugo afgano, aiutato a fuggire verso la Svezia via Mar Baltico e la cooptazione di un’altra ragazza, Svenja, nel gruppo neonazista locale. Al giovane regista D. Wnendt, fresco laureato presso la scuola cinematografica ‘Konrad Wolf’ di Potsdam, a pochi chilometri da Berlino, è riuscito un debutto di qualità. La buona riuscita del film si basa su una ricerca ed approfondimento del tema da parte del regista ed una interpretazione impeccabile da parte dell'ormai berlinese Alina Levshin (originaria di Odessa). Per le ricerca sul campo, fatta del regista, vi sono anche partecipazioni a diversi cortei neonazisti, andando ai quali il giovane David si è esposto a seri rischi di essere linciato o comunque malamente allontanato. Interessante del film è anche la scelta di focalizzare l’attenzione sulle donne attive in questi movimenti neonazisti, un fenomeno che gli esperti danno in forte crescita. Bene la sceneggiatura, anche se forse il film avrebbe potuto dire qualcosa in più sui motivi intimi che spingono giovani donne a frequentare questi pericolosi circoli di violenti idioti.